VACUNA

Il profumo delle origini

L’eco di antichi miti pervade la Sabina. Nelle acque, nelle campagne, tra le coltivazioni, nei borghi e nei boschi è possibile percepire, ancora oggi, l’influsso benefico della divinità più misteriosa di questo territorio: Vacùna. La dea che c’è e non c’è, la dea silente. L’unico modo per trovarla, per percepirla, è contemplare la natura, dedicarsi ad essa. Il culto di Vacùna è legato alla fertilità, al raccolto, al riposo dopo il duro lavoro, ma anche alla vittoria. I sabini, e poi i romani, si rivolgevano a lei quando, dopo aver alacremente lavorato i campi, si ritrovavano nel caldo focolare domestico al termine di una giornata faticosa.
Vacùna è l’origine, la memoria del nostro territorio. La si può trovare nei nomi di alcuni luoghi della Sabina – Vacone, Bacugno, Bocchignano – nella geografia mitica dei laghi – Paterno, con la sua leggendaria isoletta centrale sulla quale si narra sorgesse un santuario a lei dedicato – nelle feste che animano ancora oggi i borghi della zona – a Vacone si celebrano ogni anno i Sacra Vacunae. Anche il termine “Sabina” viene fatto risalire a lei, figlia del dio Sabo (Sabus). È un’eco lontana, forse, ma che possiamo ancora sentire nella natura, nella vita quotidiana e nel lavoro.
Cercare Vacùna significa cercare la storia del territorio e restituirgli dignità e magia, significa rendere onore al duro lavoro e al riposo che ne segue, significa valorizzare il tempo che dedichiamo a noi stessi.
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